Colgo anche l'occasione per consigliarlo a tutti, come ne consiglio il libro e la canzone.
Inoltre infine ci tengo ad esprimere la mia vicinanza a Simone, vittima di atti di vandalismo quali scritte minatorie, insulti, minacce, gomme bucate ecc ecc
Ho avuto l'occasione di conoscerlo all' università (la Luiss) e posso confermare che persona fantastica e piena di risorse sia.
Chiudo con un estratto del libro "Magazzino 18" preso dalla pagina Facebook ufficiale di Cristicchi.
Un saluto e in bocca al lupo!
LA LINGUA DI DIO - Estratto dal Libro "Magazzino 18"
"I fascisti proibirono ai parroci di fare omelie in lingue diverse dall’italiano. Scoprirono che il nostro parroco diceva messa in croato e lo portarono in prigione. Quando arrivarono i comunisti titini, invece, proibirono l’uso dell’italiano, e lui, che ora faceva l’omelia in italiano, di nuovo fu condannato. Quando lo condussero in cella, gli venne da ridere. «Che c’è di divertente nell’andare in galera?» gli chiese il poliziotto. Allora il parroco rispose: «Rido perché nella stessa cella mi hanno portato sia i fascisti sia i comunisti! Questi sono i problemi della dittatura!».
Non fu l’unico a passare dei guai. Don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovigno, nel ’43 fu arrestato dai partigiani slavi, malmenato e, dopo ore di torture, buttato nella foiba di Gallignana. il suo corpo è stato ritrovato nudo, con una corona di spine conficcata in testa e i genitali tagliati e infilati in bocca. Aveva trentasei anni.
E nemmeno per don Francesco Bonifacio c’era spazio, nella Jugoslavia di Tito. Aveva organizzato il coro, la biblioteca, varie attività per i ragazzi e l’assistenza ai malati e agli anziani. Lo avvisarono, lo intimidirono, ma lui andò avanti. Una sera, era l’11 settembre 1946, alcuni uomini della Guardia popolare lo fermarono per strada e lo portarono nel bosco. Qui fu picchiato, spogliato, colpito con un sasso sul viso e finito con due coltellate prima di essere infoibato. I suoi resti però non sono mai stati ritrovati. Quando il fratello chiese di lui alle autorità e alla cittadinanza fu accusato di diffondere false notizie e venne arrestato. Don Francesco aveva trentaquattro anni, è stato fatto Beato.
Quelli erano tempi in cui si «faceva la cavalletta». Non il gioco, ovviamente. Fare la cavalletta significava «fare la spia». E noi dovevamo stare attenti a qualunque nostro movimento. I drusi ci denunciavano se ci vedevano andare in chiesa, persino a natale. Se ci andavi, lì davanti trovavi schierati i titini. A natale e a Pasqua dovevamo lavorare più degli altri giorni per dimostrare di non credere alle festività religiose. Nemmeno le canzoni italiane si potevano più cantare: Vola colomba no, perché alludeva a trieste, Papaveri e papere nemmeno, perché pensavano fosse un’allusione ai capi di partito. Tu cantavi ed erano guai. E se cantavano gli altri erano guai lo stesso."
"I fascisti proibirono ai parroci di fare omelie in lingue diverse dall’italiano. Scoprirono che il nostro parroco diceva messa in croato e lo portarono in prigione. Quando arrivarono i comunisti titini, invece, proibirono l’uso dell’italiano, e lui, che ora faceva l’omelia in italiano, di nuovo fu condannato. Quando lo condussero in cella, gli venne da ridere. «Che c’è di divertente nell’andare in galera?» gli chiese il poliziotto. Allora il parroco rispose: «Rido perché nella stessa cella mi hanno portato sia i fascisti sia i comunisti! Questi sono i problemi della dittatura!».
Non fu l’unico a passare dei guai. Don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovigno, nel ’43 fu arrestato dai partigiani slavi, malmenato e, dopo ore di torture, buttato nella foiba di Gallignana. il suo corpo è stato ritrovato nudo, con una corona di spine conficcata in testa e i genitali tagliati e infilati in bocca. Aveva trentasei anni.
E nemmeno per don Francesco Bonifacio c’era spazio, nella Jugoslavia di Tito. Aveva organizzato il coro, la biblioteca, varie attività per i ragazzi e l’assistenza ai malati e agli anziani. Lo avvisarono, lo intimidirono, ma lui andò avanti. Una sera, era l’11 settembre 1946, alcuni uomini della Guardia popolare lo fermarono per strada e lo portarono nel bosco. Qui fu picchiato, spogliato, colpito con un sasso sul viso e finito con due coltellate prima di essere infoibato. I suoi resti però non sono mai stati ritrovati. Quando il fratello chiese di lui alle autorità e alla cittadinanza fu accusato di diffondere false notizie e venne arrestato. Don Francesco aveva trentaquattro anni, è stato fatto Beato.
Quelli erano tempi in cui si «faceva la cavalletta». Non il gioco, ovviamente. Fare la cavalletta significava «fare la spia». E noi dovevamo stare attenti a qualunque nostro movimento. I drusi ci denunciavano se ci vedevano andare in chiesa, persino a natale. Se ci andavi, lì davanti trovavi schierati i titini. A natale e a Pasqua dovevamo lavorare più degli altri giorni per dimostrare di non credere alle festività religiose. Nemmeno le canzoni italiane si potevano più cantare: Vola colomba no, perché alludeva a trieste, Papaveri e papere nemmeno, perché pensavano fosse un’allusione ai capi di partito. Tu cantavi ed erano guai. E se cantavano gli altri erano guai lo stesso."
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